SALUTE MASCHILE: ipertrofia prostatica benigna e carcinoma prostatico
La prostata è una ghiandola del sistema riproduttivo maschile, grande all’incirca come una castagna, posizionata davanti al retto, sotto alla vescica, che circonda parte dell’uretra, il condotto attraverso il quale decorre l’urina per uscire dal corpo. La funzione principale della prostata è rendere fluido il liquido seminale. Schematicamente è costituita da due parti che nel tempo possono portare a diverse patologie: la porzione centrale (che con l’avanzare dell’età può diventare ipertrofica) e la parte periferica (più comunemente interessata dal tumore prostatico).
L’ipertrofia prostatica consiste in un aumento del volume della prostata. È una condizione che interessa il 60 % degli uomini al di sopra dei 60 anni e fino all’ 85% degli over 80. Può essere asintomatica o, più spesso, dare origine a una sintomatologia urinaria (riduzione del flusso, minzione più frequente, sensazione di incompleto svuotamento o di urgenza, necessità di sforzare per iniziare o protrarre la minzione). L’ipertrofia prostatica non adeguatamente trattata comporta diverse complicanze a medio-lungo termine, con conseguenze potenzialmente gravi per il paziente: ritenzione acuta o cronica di urina, infezioni urinarie, calcolosi vescicale, vescica “da sforzo”, sino alla insufficienza renale cronica.
Il primo trattamento del paziente con sintomi urinari secondari all’ipertrofia prostatica è rappresentato dall’utilizzo di farmaci (terapia medica), che possono determinare talora un miglioramento anche significativo dei sintomi.
Quando la terapia con l’utilizzo di farmaci non è più sufficiente, entra in gioco la terapia chirurgica.
- L’adenomectomia prostatica transvescicale, ovvero l’asportazione di una parte della ghiandola con un approccio chirurgico tradizionale “a cielo aperto” è, storicamente, la gestione chirurgica di pazienti con prostate voluminose e sintomatiche.
- La resezione prostatica transuretrale – TURP è una strategia via mini-invasiva trans-uretrale preferibile in caso di prostate di più piccole dimensioni. La TURP è un approccio endoscopico, che prevede l’inserimento degli strumenti chirurgici attraverso l’uretra, e si pone come obiettivo quello di resecare l’adenoma prostatico dall’interno dell’uretra stessa. L’anestesia è in genere locoregionale (spinale). Al termine dell’intervento si posiziona un catetere vescicale che consente il lavaggio della cavità vescicale, che viene sospesoquando le urine sono limpide (in genere dalle 24-48 ore dopo l’intervento). Il catetere è rimosso in media dopo 3-4 giorni e la degenza ospedaliera media è di 4 giorni.
- Un’ulteriore innovazione moderna delle tecniche endoscopiche, che permette di abbreviare il decorso postoperatorio, consiste nell’utilizzo di energia laser ad Olmio (Holep) o al Tullio (ThuLep) che consentono di approcciare prostate di dimensioni maggiori, con un minor rischio di sanguinamento. Durante la seduta è inoltre possibile il trattamento della calcolosi vescicale mediante la polverizzazione degli stessi utilizzando proprio queste nuove tecniche laser.
Il cancro della prostata è il tumore a maggior incidenza nella popolazione maschile e rappresenta circa il 20% di tutti i tumori diagnosticati nell’uomo. Costituisce la seconda causa di morte per neoplasia nel maschio nei paesi occidentali. Stando ai dati più recenti, circa un uomo su 8 in Italia ha probabilità di ammalarsi di tumore della prostata. Nella prostata sono presenti diversi tipi di cellule, ciascuna delle quali può diventare cancerosa; quasi tutti i tumori prostatici diagnosticati originano dalle cellule della ghiandola e si presentano più frequentemente nella zona periferica della ghiandola stessa.
Essenziale, ai fini di miglioramento della sopravvivenza, è la diagnosi precoce della malattia. Purtroppo il tumore della prostata è asintomatico e può essere diagnosticato solo se il paziente si sottopone a periodiche visite urologiche a partire dai 45 anni di età, con cadenza annuale, previa esecuzione del PSA.
Il PSA è un marcatore essenziale nell’iter diagnostico: sebbene non specifico per il tumore (può infatti avere valori alterati anche a seguito di infezioni, ipertrofia o altre condizioni fisiologiche), può guidare l’Urologo nell’interpretazione del quadro clinico e suggerire ulteriori indagini che possano confermare o escludere la presenza di un cancro della prostata.
La terapia del tumore prostatico consta di due sole opzioni radicali:
- radioterapia esclusiva
- prostatectomia radicale, ovvero la totale asportazione della prostata, delle vescicole seminali e, se opportuno in base al rischio oncologico, dei linfonodi locoregionali. Tale intervento può comportare rischi di incontinenza urinaria post-operatoria e di deficit erettile, che rappresentano oggi gli eventi che affliggono maggiormente la qualità della vita del paziente dopo l’intervento.
Quindi è importante offrire i migliori risultati ai pazienti che necessitano un trattamento chirurgico, sfruttando al meglio la tecnologia di cui oggi disponiamo in chirurgia urologica: il Robot DaVinci rappresenta una risposta adeguata. Infatti, l’utilizzo di strumenti capaci di movimenti più ampi rispetto al polso umano, l’assenza di tremori, una visione ingrandita di 4-10 volte e tridimensionale, consentono di eseguire una dissezione chirurgica estremamente precisa e selettiva, con maggiori possibilità di risparmiare le strutture funzionali, nonché la possibilità di effettuare suture più accurate rispetto alla chirurgia laparoscopica e alla tecnica “a cielo aperto”.
Per questo motivo, la chirurgia robot-assistita, in mani esperte, consente un recupero della continenza urinaria e della potenza sessuale spesso più rapido e migliore rispetto alla chirurgia tradizionale o laparoscopica.